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Interviste: Scopriamo di più
pubblicato in: "Interviste" il 02/03/2025

Furio De Felice: ambientazione della storia

Ogni autore ha una sua propria connessione con le storie che scrive e il mondo nel quale farle accadere. I motivi per queste scelte possono essere i più diversi, con motivazioni estremamente personali.

Qui chiedo a Furio De Felice come nasce l'ambientazione che sceglie per le sue opere.


L'ambientazione nella fantascienza permette di immaginare futuri possibili, presenti desiderabili e anche passati alternativi. Se hai preferenze, quali momenti nel tempo ti hanno ispirato di più e per quale motivo?

Il presente è il mio punto di riferimento. Cerco di staccarmi dal passato per creare situazioni politiche e sociali completamente nuove, mai vissute prima. Immagino gli sviluppi che la scienza ci offre e li mescolo alla fantasia, mantenendo sempre un piano oggettivo e realistico.


Esistono dei luoghi che trovi maggiormente indicati per il tuo concetto di fantascienza? E nel tempo le tue preferenze per i luoghi sono sempre rimaste uguali o sono evolute?

La Nuova Ruota è stata scritta mentre navigavo nell'Oceano Indiano, motivo per cui gran parte del romanzo è ambientata nel mare (ho scritto "nel" e non "sul" di proposito). Il mare è di per sé un luogo misterioso, ancora pieno di segreti inesplorati, e fantascienza e mistero sono due elementi che vanno a braccetto.


Come concepisci la struttura sociale nei mondi che inventi: più improntata all'uguaglianza o maggiormente in stile oppressi-oppressori? Cosa ti affascina in questa o queste strutture sociali e da cosa pensi che le scelte siano influenzate, nel tuo caso?

Nel mio romanzo non ho approfondito dettagliatamente la struttura sociale, ma sarà un tema centrale nel mio prossimo libro, attualmente in fase di scrittura. Partendo sempre dal presente, immagino un'evoluzione della nostra società che potenzia sia la tecnologia e la scienza, sia la religione. Questa fusione porta alla nascita di un modello completamente nuovo, mai esistito prima: una gestione sociale in cui l'intelligenza artificiale e l'umanità convivono in un equilibrio precario. L'inserimento di un elemento religioso condiziona l'uomo, ma non la tecnologia, generando un costante contrasto. L'essere umano si illude di essere al centro di tutto, viene continuamente messo alla prova, ma al tempo stesso vede limitato lo sviluppo della sua capacità di percepire un mondo spirituale, un'abilità intrinseca nella sua anima.


Quali popolazioni compaiono nelle tue opere? Quale specifico ruolo hanno nei mondi che crei? Ti va di fare un paio di esempi?

All'interno dei miei libri, l'unica razza esistente è quella umana. Tuttavia, questa scelta ha un motivo di fondo, che sarà svelato alla fine del libro che sto attualmente scrivendo. E, naturalmente, sarà una spiegazione basata su motivazioni scientifiche.


Quale emozione pervade i mondi che crei? Preferisci un mondo di speranza, un mondo di oppressione, uno dove la giustizia va guadagnata, uno dove le novità sono entusiasmanti o dove invece tutto è già stato provato e prevale una pacata rassegnazione? Cosa ti ha fatto prendere quella decisione?

I mondi che creo sono permeati da una pacata rassegnazione. La società è altamente programmata e le persone si conformano a ciò che è stato previsto per loro. Sebbene siano virtualmente liberi di scegliere il proprio futuro, realizzarne uno completamente nuovo è estremamente difficile. È proprio in questo contesto che entra in gioco il concetto di speranza: tutti sanno che esiste un problema, ma sperano che possa essere risolto, magari non da loro, ma da qualcun altro. La speranza è il sentimento che tiene in moto questo mondo.


Ultima domanda: se vuoi, segnala uno o due titoli tuoi che riflettono l'ambientazione che ritieni più riuscita.

Le ambientazioni di La Nuova Ruota sono tutte frutto della mia esperienza personale. Se da un lato gli scenari più immaginifici, come l'interno delle navi e la base segreta subacquea, nascono da una combinazione di realtà vissuta e invenzione, dall'altro le scene ambientate a Venezia ricalcano fedelmente luoghi reali. Ogni vicolo, ogni scorcio, ogni descrizione è radicata in ciò che ho osservato e vissuto, per rendere l'ambientazione il più autentica possibile.

Per quanto riguarda lo stile di scrittura, nella descrizione dei luoghi mi ispiro a opere classiche come La macchina del tempo e L’uomo invisibile di H.G. Wells. Wells aveva la capacità di costruire ambientazioni che, pur essendo immaginarie, risultavano incredibilmente credibili, grazie a un attento equilibrio tra dettagli realistici e visioni futuristiche. Questo stesso approccio è quello che cerco di adottare nei miei romanzi, per far immergere il lettore in mondi che, pur appartenendo alla fantascienza, sembrano tangibili e possibili.

Furio De Felice
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