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Interviste: Scopriamo di più
pubblicato in: "Interviste" il 02/03/2025

Maria Carla Mantovani: ambientare le storie

Ogni autore ha una sua propria connessione con le storie che scrive e il mondo nel quale farle accadere. I motivi per queste scelte possono essere i più diversi, con motivazioni estremamente personali.

Qui chiedo a Maria Carla Mantovani come nasce l'ambientazione che sceglie per le sue opere.


L'ambientazione nella fantascienza permette di immaginare futuri possibili, presenti desiderabili e anche passati alternativi. Se hai preferenze, quali momenti nel tempo ti hanno ispirato di più e per quale motivo?

Ho sempre immaginato un futuro non troppo lontano, un mondo a cui tendere (o allontanarsi) nella fantasia, ma non così lontano da essere impossibile. Sicuramente c’è un’influenza del passato in ogni mio futuro, nel senso che il mondo tecnologico odierno sta andando verso una iperconnessione e influenza forte dei social, con una forza dirompente ma con poca memoria; il futuro dei miei libri invece ha meno l’influenza dei social, degli smartphone e, in generale, soprattutto in ambito politico, tutti hanno buona memoria. Forse è proprio per questo che è fantascienza!



Esistono dei luoghi che trovi maggiormente indicati per il tuo concetto di fantascienza? E nel tempo le tue preferenze per i luoghi sono sempre rimaste uguali o sono evolute?

Mi sono tolta la soddisfazione di ambientare i miei libri in scenari completamente diversi, tutti con una immagine diversa del futuro: qualche pianeta lontano, la Luna, un’astronave, o anche solo una città-Stato con dei governi autoritari. Ognuno, mi piace pensare, può essere un futuro che esplora la tecnologia o la regressione in modi diversi. Non direi che ho evoluto la mia preferenza per i luoghi, ma ne ho solo esplorato diversi.



Come concepisci la struttura sociale nei mondi che inventi: più improntata all'uguaglianza o maggiormente in stile oppressi-oppressori? Cosa ti affascina in questa o queste strutture sociali e da cosa pensi che le scelte siano influenzate, nel tuo caso?

Può sembrare una risposta strana da una che ha scritto distopie e storie con dittature, ma in realtà penso che, nonostante tutto, i miei mondi siano improntati all’uguaglianza. Non una raggiunta appieno, questo no, sicuramente ci sono pregiudizi e problemi, ma, se devo fare un confronto col mondo odierno, le cose vanno meglio. Il sessismo, quando presente, è limitato a pochissimi ambiti e più legato a battute che a effettive disparità: i Paesi che ce l’hanno vengono esclusi e trattati come serie B. Il razzismo praticamente non esiste, al massimo lo specismo verso gli alieni, ma comunque viene analizzato e criticato. Le differenze economiche sono presenti ma la maggior parte dei personaggi cercano attivamente di superarle. Un sacco di cose vanno male, ma penso che per la maggior parte del tempo siano mondi più desiderabile di quello in cui viviamo.



Parlando di forme di governo, quali hai trovato più interessanti e hai voluto esplorare nelle tue opere? Hai tratto ispirazione da qualcosa di reale o hai inventato di sana pianta?

Dittature, oligarchie ma anche democrazie corrotte e monarchie alla deriva: ho una passione per la politica e ho cercato di mettere tutto questo in ogni mio libro. Ho tentato di dare pregi e difetti ad ognuna delle forme di governo descritte e cercare di immaginarmi come ragionerebbero le persone che vivono in modelli così diversi dal nostro: per esempio, una dittatura per stare in piedi deve comunque avere una parte di popolazione che in qualche modo è abbastanza felice da non combatterla. Perché? Cosa c’è di positivo e in che modo un personaggio narrante può mettere in discussione tutto senza diventare stucchevole o finto? Ho trovato molto divertente immaginare tutte queste cose e mi ha permesso di parlare di problemi reali in un contesto fiction. Sicuramente ho tratto ispirazione dall’attualità, dalla storia, in generale dal mondo che ci circonda.



Quali popolazioni compaiono nelle tue opere? Quale specifico ruolo hanno nei mondi che crei? Ti va di fare un paio di esempi?

Ho inserito sempre popoli inventati ma con qualche similarità con quelli del nostro mondo; a volte, come nel caso di una popolazione aliena, questo mi ha aiutato a parlare dei problemi dell’umanità e di come ci sembrerebbero certi atteggiamenti in altre specie, oppure come noi possiamo apparire agli occhi di qualcuno non umano, in modo da rendere evidenti le contraddizioni e i problemi. Credo che sia difficile giudicare quello che siamo abituati a vedere, al contrario, negli altri i problemi e i difetti risultano subito evidenti.

In un’altra serie di romanzi, ho inserito delle città-Stato con usanze e abitudini molto diverse e le loro difficoltà nel comprendersi e rispettarsi con sistemi di valori differenti. Credo che l’interazione tra i popoli, con tutte le difficoltà che comporta, sia occasione di arricchimento sotto molti punti di vista, nonché un modo per creare trame più interessanti.



Quale emozione pervade i mondi che crei? Preferisci un mondo di speranza, un mondo di oppressione, uno dove la giustizia va guadagnata, uno dove le novità sono entusiasmanti o dove invece tutto è già stato provato e prevale una pacata rassegnazione? Cosa ti ha fatto prendere quella decisione?

Io sono un’ottimista e credo che questo traspaia nei miei romanzi, anche quelli più cupi o tristi. La speranza è sempre presente, anche nei momenti più bui, e i personaggi si aggrappano ad essa e riescono, di solito, a trionfare, seppur in un modo diverso da come pensavano. Non credo nel super happy ending in cui i personaggi vengono osannati e pensano a quanto sono felici, ma nemmeno il contrario: alla fine c’è sempre un po’ di giustizia… ma sì, va guadagnata con tanta fatica!



Ultima domanda: se vuoi, segnala uno o due titoli tuoi che riflettono l'ambientazione che ritieni più riuscita.

Credo che la mia ambientazione più riuscita sia quella della serie di Codice Alpha, almeno a giudicare dai feedback ricevuti. È un mondo inventato, dominato da città-Stato con tanti problemi e una tecnologia insolita che ha cambiato gli equilibri: dei chip, gli Alpha per l’appunto, che inseriti nella tempia permettono di immagazzinare le informazioni e, di conseguenza, di essere controllati dal governo. Penso che funzioni perché, nonostante ci sia un governo dittatoriale che combatte contro una resistenza violenta e pronta a tutto, non ci sia uno scontro tra mali, ma due ragioni che non si incontrano. Ogni lettore si schiererà con una parte o con l’altra, a seconda delle proprie inclinazioni, e questo va bene così, secondo me.

Maria Carla Mantovani, mezzobusto
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