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Interviste: Scopriamo di più
pubblicato in: "Interviste" il 09/03/2025

Mirco Goldoni e l'ambientazione

L'ambientazione nella fantascienza permette di immaginare futuri possibili, presenti desiderabili e anche passati alternativi.

Se hai preferenze, quali momenti nel tempo ti hanno ispirato di più e per quale motivo?

Sicuramente il futuro. Sia quello prossimo, sia quello remoto. Mi piace osservare il presente,

evidenziarne alcune caratteristiche o contraddizioni e svilupparle con la fantasia del what if: cosa succederebbe se?

Poi, tutto fluisce verso il finale che può essere anche a secoli di distanza, ma è iniziato da un fatto avvenuto nel presente.

Alzo l'asticella del possibile affinché diventi probabile e rimango a osservare.


Esistono dei luoghi che trovi maggiormente indicati per il tuo concetto di fantascienza?

E nel tempo le tue preferenze per i luoghi sono sempre rimaste uguali o sono evolute?

Può sembrare strano ma il luogo che preferisco è la Terra.

È li che sono ambientati i miei primi tre romanzi e anche molti dei racconti che ho scritto.

Questo perché l'Universo che esploro è quello dell'essere umano, delle sue ansie, paure, speranze e ambizioni.

La fantascienza è il mio grimaldello per portare alla luce le nostre contraddizioni.


Come concepisci la struttura sociale nei mondi che inventi:

più improntata all'uguaglianza o maggiormente in stile oppressi-oppressori?

Cosa ti affascina in questa o queste strutture sociali e da cosa pensi che le scelte siano influenzate, nel tuo caso?

La distopia. Anche la fantascienza, come qualunque genere letterario, risente della situazione attuale.

Mentre negli anni '70/'80 del secolo scorso eravamo tutti con il naso all'insù ad attendere l'arrivo di chissà chi, o cosa,

fantasticando su scoperte scientifiche che risolvessero tutti i nostri problemi,

ora abbiamo davanti un futuro molto cupo che ci porta a pensare a futuri angoscianti, e le creazioni letterarie rispecchiano questo clima.


Parlando di forme di governo, quali hai trovato più interessanti e hai voluto esplorare nelle tue opere?

Hai tratto ispirazione da qualcosa di reale o hai inventato di sana pianta?

Quali popolazioni compaiono nelle tue opere?

Quale specifico ruolo hanno nei mondi che crei? Ti va di fare un paio di esempi?

Nel mio romanzo distopico l'oligarchia regna sovrana, la popolazione viene ingannata e tenuta mansueta attraverso un falso benessere.

Vi è una complessa gerarchia e organizzazione sociale, basata sull'ottimizzazione e sul massimo profitto.

Nei due romanzi relativi ai 'Progetti' invece, l'ambientazione è nel presente, governi e cultura sono quelli attuali, visti però da un punto di vista di due ragazzi che non sempre comprendono il mondo che gira loro attorno, fatto di falsità e opportunismo.

La fantascienza che amo, e che cerco di riportare nelle mie opere, è quella con la 'S' maiuscola, non con la 'F'.

Amo molto la new wave, con al centro l'Uomo e le sue illusioni.


Quale emozione pervade i mondi che crei?

Preferisci un mondo di speranza, un mondo di oppressione, uno dove la giustizia va guadagnata, uno dove le novità sono entusiasmanti o dove invece tutto è già stato provato e prevale una pacata rassegnazione?

Cosa ti ha fatto prendere quella decisione?

Sono un inguaribile ottimista, per cui, pur partendo da una situazione cupa, cerco le vie d'uscita. Amo i finali aperti, ma solo dopo aver attentamente analizzato le possibilità, accompagnando il lettore al finale migliore, non solo per la storia, ma anche per la sua speranza.

Sono le emozioni le vere protagoniste dei miei romanzi, perché sono loro che guidano il nostro futuro.


Ultima domanda: se vuoi, segnala uno o due titoli tuoi che riflettono l'ambientazione che ritieni più riuscita.

L'era dei Badb. Terra, anno 2246. Sull'orlo di un tracollo demografico e climatico, il nostro Pianeta viene attaccato da un'orda di Badb, terribili e sanguinari invasori giunti dal profondo della Galassia. Inizia una guerra secolare che, invece di porre fine alla nostra civiltà, ci rinsalda, ci fa trovare negli invasori il cattivo perfetto, l'essere di un'altra razza a cui dare tutte le colpe del nostro fallimento.

La società si riorganizza per rispondere a questo attacco e migliora il suo stato, forte di tutti i benefici che un nemico certo e comune

può dare. Unico effetto collaterale i milioni di morti, ma sono vittime lontane che non fanno rumore e non sporcano di sangue quelle strade.

Il protagonista dovrà lottare contro tutto questo, per imporre una pace che nessuno, di fatto, vuole.

Mirco Goldoni
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