L'ambientazione nella fantascienza permette di immaginare futuri possibili, presenti desiderabili e anche passati alternativi. Se hai preferenze, quali momenti nel tempo ti hanno ispirato di più e per quale motivo?
Ovviamente in questo genere molto spesso si ricade nei futuri possibili, ma trovo molto interessanti anche le ambientazioni ucroniche con i loro passati alternativi, o, perché no, l’insieme delle due cose.
Ma il bello della fantascienza è che permette di esplorare situazioni e ambientazioni inesistenti ma possibili e, grazie ad esse, stimolare il ragionamento e creare nella mente del fruitore dell’opera dei parallelismi tra quello che legge e quello che è e che conosce. Quindi tenderei a non escludere nemmeno l’ambientazione “presenti desiderabili”, o indesiderabili, se sforiamo nella distopia, genere mentalmente stimolante per definizione.
Esistono dei luoghi che trovi maggiormente indicati per il tuo concetto di fantascienza? E nel tempo le tue preferenze per i luoghi sono sempre rimaste uguali o sono evolute?
Lo spazio, se si può intendere come “luogo”, è, come tutti sanno, il regno principe della fantascienza e sicuramente uno dei miei preferiti. Tuttavia un’ambientazione o anche solo elementi di fantascienza possono essere localizzati in qualsiasi luogo. Il limite è solo la fantasia, purché si rimanga con un piede nella scarpa della scienza e del possibile/plausibile. Nel mio romanzo Il Cielo Nero, ad esempio, nonostante lo spazio sia il mio prediletto, non è neppure citato.
Come concepisci la struttura sociale nei mondi che inventi: più improntata all'uguaglianza o maggiormente in stile oppressi-oppressori? Cosa ti affascina in questa o queste strutture sociali e da cosa pensi che le scelte siano influenzate, nel tuo caso?
Le storie, per risultare interessanti e invogliare ad essere lette, devono necessariamente presentare dei contrasti con la realtà e degli ostacoli per i protagonisti. Ad esempio, una società utopistica (alla Star Trek, per intenderci) finisce per essere un contorno rispetto alle difficoltà che i personaggi sono portati ad affrontare, oppure funge da base (positiva) proprio per creare il contrasto con situazioni sociali negative che giungono dall’esterno.
Per quanto riguarda la mia opera, l’aspetto oppressi-oppressori è centrale e, ancora una volta, è la distopia (le differenze con la realtà e l’ombra di quello che potrebbe essere), che stimola qualcosa nell’intimo del lettore.
Parlando di forme di governo, quali hai trovato più interessanti e hai voluto esplorare nelle tue opere? Hai tratto ispirazione da qualcosa di reale o hai inventato di sana pianta?
Ne Il Cielo Nero il nemico sono dei misteriosi Invasori che hanno sottomesso la popolazione in una sorta di schiavitù apparentemente volontaria, quindi direi che, se la si vuole assimilare ad una forma di governo, si tratterebbe di una dittatura militare. Ho trovato interessante introdurre questa ambientazione perchè l’obiettivo era instillare nei personaggi un sentimento di rivalsa e di ribellione che permeasse tutto il libro.
Ho sicuramente tratto ispirazione consapevolmente da diverse opere, tra libri, film e serie tv, ma credo che tutto il bagaglio di esperienza che abbiamo sia la fonte da cui poi immaginiamo l’inesistente. E in questo concetto rientra il più ampio discorso su come il periodo storico e il luogo in cui viva un autore si ritrovino poi nelle sue opere.
Quali popolazioni compaiono nelle tue opere? Quale specifico ruolo hanno nei mondi che crei? Ti va di fare un paio di esempi?
Nella mia opera, la popolazione non ha alcuna attinenza diretta con le popolazioni attuali o passate della nostra storia, ma è inevitabile riscontrare, come sempre, delle somiglianze con situazioni anche attualissime. La città invasa è divisa in tre parti distinte: gli Schiavi che vivono in superficie, i bambini-soldato che vivono anch’essi sullo stesso livello come fedelissimi degli Invasori, e i fuggiaschi, i rivoltosi, che si nascondono nel Sottosuolo. Inutile dire come vengano in mente quelle parti del mondo in cui bambini sfoggiano con grande orgoglio fucili più grandi di loro, o quelle guerre dove metà della guerra si svolge tra tunnel e caverne…
Quale emozione pervade i mondi che crei? Preferisci un mondo di speranza, un mondo di oppressione, uno dove la giustizia va guadagnata, uno dove le novità sono entusiasmanti o dove invece tutto è già stato provato e prevale una pacata rassegnazione? Cosa ti ha fatto prendere quella decisione?
Nell’unico mondo (per il momento) creato da me, prevale una rassegnazione data dall’oppressione. Qualcosa che sicuramente deriva dalle emozioni che provai quando lessi quel mondo totalmente senza speranza che c’è in 1984. Ma c’è del positivo, le persone trovano di che ridere e sorridere. E poi, a poco a poco una scintilla si risveglia. Tuttavia, il desiderio di libertà e di ribellione non mi bastava e ho deciso che, nonostante il loro stato di oppressione, la popolazione dovesse sobbarcarsi un ulteriore sacrificio per guadagnare (forse…) la tanto agognata libertà.